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  • Il “sacro” nella musica d’oggi: il punto di vista del compositore Carlo Alessandro Landini

    Lo scorso lunedì 7 aprile il compositore e saggista milanese Carlo Alessandro Landini ha presentato il suo nuovo libro, intitolato Musica di Dio, musica del diavolo (Zecchini Editore), presso la biblioteca del Conservatorio Nicolini. Landini ha studiato con alcuni dei più eminenti maestri italiani degli anni Settanta: presso il Conservatorio Statale Giuseppe Verdi si è diplomato in pianoforte nella classe di Piero Rattalino e in composizione in quella di Bruno Bettinelli. Pochi anni dopo consegue anche la laurea in lettere moderne con una tesi dedicata alla santa cappuccina Veronica Giuliani. Conseguiti i titoli di studio, infine, ha inaugurato una brillante carriera compositiva anzitutto perfezionandosi con Franco Donatoni e i corsi estivi a Darmstadt, e poi seguendo ulteriori corsi con giganti della musica d’avanguardia come Xenakis, Ligeti, Lutoslawski e Messiaen. La proficua esperienza accademica ha permesso a Landini di sviluppare un linguaggio musicale elaborato, dedito alla ricerca del bel suono e ad una costante e dilatata esplorazione musicale. Il maestro, storico docente di composizione del Conservatorio di Piacenza, ha avuto occasione di parlare delle idee alla base del suo nuovo volume nell’arco di un’ora e mezza di conversazione coi docenti e musicologi Paolo Rossini e Mariateresa Dellaborra. Lungo l’arco della conversazione Landini ha esposto la sua visione sul rapporto tra il compositore e il concetto di sacro e, dotandosi di un vasto corredo di precisi rimandi alla tradizione filosofica, letteraria e teologica occidentale, è riuscito a toccare un gran numero di argomenti musicali: l’importanza del contrappunto e il rapporto tra musica e testo sono alcuni dei tanti. Landini ha infine accennato allo stretto rapporto di Olivier Messiaen con il sacro: grazie ad una serie di lezioni impartitegli dal grande compositore avignonese durante la permanenza a Parigi, egli ha avuto modo di confrontarsi più direttamente con il ruolo del compositore in qualità di cercatore del sacro nella natura. L’incontro di lunedì 7 è stato il primo dei diversi incontri musicali della rassegna Incontri in biblioteca @2025 , curata dalla docente e musicologa Patrizia Florio, la quale da anni si occupa di valorizzare e tutelare il patrimonio archivistico e bibliotecario musicale non solo del Conservatorio ma anche di tutta Italia, avendo ricoperto il ruolo di vicepresidente della IAML-Italia ( Associazione italiana delle Biblioteche, Archivi e Centri di documentazione musicali ). Recente, in merito, è l’accurato lavoro di catalogazione e digitalizzazione del Fondo Petrassi a cui hanno contribuito i tre musicologi Florio-Dellaborra-Rossini attraverso la pubblicazione di Goffredo Petrassi e il sistema della produzione musicale nel XX secolo , edito da SZ Sugar.  Nicolò Clementi Incontri in Bibliotec@ 2025 – Novità editoriali e discografiche e musiche dell’era digitale A cura di Patrizia Florio Lunedì 7 aprile 2025 ore 16,30 Presentazione del volume  Carlo Alessandro Landini, Musica Di Dio, musica Del Diavolo. Appunti di musica sacra, Zecchini, 2024 Conversazione dell’autore con Paolo Rossini e Mariateresa Dellaborra

  • Piacenza Jazz Fest 2024

    L’appuntamento del 22 marzo organizzato dal Piacenza Jazz Fest si è tenuto nell'incantevole Sala degli arazzi del Collegio Alberoni. Il primo set è stato suonato dal Matteo Scarcella 4tet, una formazione capace di spaziare dal tributo alla tradizione ad uno sguardo ad atmosfere jazzistiche più contemporanee. Il quartetto, guidato dal vincitore del Concorso Bettinardi 2023 – sezione A, Matteo Diego Scarcella, al sax tenore e flauto, e composto da Saverio Zura alla chitarra, da Andrea Esperti contrabbasso e da Francesco Benizio alla batteria, ha proposto un repertorio di standard e brani originali. Le composizioni della tradizione suonate dal quartetto sono state U.M.M.G. (B. Strayhorn), Ask me now (T. Monk), Skylark (H. Carmichael), mentre, tra i brani originali non si possono non citare All in, scritto da Matteo Scarcella in onore delle interminabili partite notturne di poker del padre, e, infine, un blues basato su un ostinato ritmico e su un basso inizialmente statico: il brano si trasforma presto in un vorticoso flusso. L’altissimo livello tecnico dei musicisti e la grande capacità di creare atmosfere sonore tra loro molto variegate, anche grazie al drumming dal sound aperto di Francesco Benizio, ha coinvolto gli spettatori in un concerto intenso. Il secondo set della serata è stato suonato dal Ferrara-Rolff-Arco trio, formato dai docenti del Conservatorio Nicolini del Dipartimento Jazz Lucio Ferrara alla chitarra, Massimiliano Rolff al contrabbasso, Tony Arco alla batteria e con special guest Dado Moroni al pianoforte: un quartetto dal sound dinamico e da un grandissimo interplay, in grado di donare a ciascuno dei musicisti il proprio spazio di espressione, come avvenuto durante il solo di pianoforte di Ruby my dear, nel quale i tre docenti del Conservatorio hanno lasciato al pianoforte di Dado Moroni il ruolo di protagonista assoluto. È la chitarra di Lucio Ferrara, dal suono rilassato e cool, a farsi vera e propria voce dei temi, talvolta all'unisono con il pianoforte, talvolta tramite arrangiamenti in chitarra sola, come avvenuto in Moon river di Henry Mancini, un’esecuzione intimistica del celebre brano contenuto in Colazione da Tiffany (1961). Il chitarrismo di Ferrara si distingue anche per la capacità di tenere insieme virtuosismo e lirismo nelle improvvisazioni. Rolff, ingranaggio inarrestabile nella sezione ritmica, riesce a spiccare non solo nell'accompagnamento ma anche per un impareggiabile gusto melodico nei soli. Tony Arco esplora tutto il range dinamico possibile, punteggiando i temi e i soli dei musicisti con eccezionali poliritmi e muovendosi dai terreni dello swing più trascinante fino a toccare i ritmi funk, con inventiva e buongusto. Dado Moroni stupisce per versatilità, partendo dal linguaggio tradizionale del pianismo Jazz, fino ad arrivare ad un flusso magmatico, pentatonico e quartale che guarda al mondo di McCoy Tyner, ma sempre mantenendo una propria forte identità musicale. Per quanto riguarda il repertorio, la formazione non si limita ad omaggiare i due grandissimi compositori di cui cade il centenario, Monk e Mancini; viene suonata anche la Música Popular Brasileira di Chico Buarqe, con Samba e Amor ed un brano originale di Dado Moroni, Nose off, dalla storia tragicomica, come raccontata dallo stesso pianista: sul finire degli anni ’90, mentre si trovava in America, un suo tentativo di giocare con il cane della propria compagna si concluse con una fuga al pronto soccorso, poiché l’animale lo aveva azzannato al naso. A seguito dell’esecuzione, Dado Moroni ha sottolineato come il linguaggio jazzistico, proprio per la sua stessa natura, permetta ad ogni performance di vivere nell’estemporaneità, rendendo unico ogni concerto e facendo sì che la musica che si crea sia frutto soprattutto di un processo di ascolto e stimolo reciproco: un vero e proprio adeguamento del proprio modo di suonare in relazione alla direzione che ognuno dei musicisti della formazione imprime alla musica. Ha inoltre aggiunto che, proprio per questa caratteristica, il Jazz è una musica che non può mai morire, ed anzi, «il Jazz è vivissimo e continua ad evolversi». Lucio Ferrara ha aggiunto che i sogni che aveva quando ha iniziato a suonare non si sono affievoliti e che, per i musicisti, dei buoni modi per coltivarli siano viaggiare, suonare, andare ai concerti. Tony Arco, confermando quanto detto dal collega, ha sottolineato l’importanza che la sua generazione ha nell’ispirare i giovani. Il concerto è stato un esempio di come il Conservatorio Nicolini continui un processo di apertura alla città collaborando con il Comune e con le altre realtà culturali della provincia, come, in questo caso, il Piacenza Jazz Fest, ha commentato Massimiliano Rolff. L’anno in corso si è dimostrato ricco di possibilità aprendo prospettive anche per tutta la provincia. Saverio Greco

  • Festival Piacenza Musica 2023

    Nove Incontri Memorabili presso il Conservatorio Nicolini di Piacenza Piacenza, 18 Settembre 2023 - Il Conservatorio Nicolini di Piacenza ha recentemente ospitato il Festival Piacenza Musica, un evento che ha entusiasmato gli appassionati di musica. Quest'anno, il festival si è svolto nel mese di settembre, regalando nove incontri indimenticabili che hanno spaziato tra generi musicali. L'edizione 2023 del Festival Piacenza Musica ha avuto inizio con un concerto d'apertura straordinario con la Sinfonia n° 3, op. 55 per due pianoforti a 8 mani di L. van Beethoven (Trascrizione di Theodor Kirchner). Il festival ha proseguito con una serie di eventi che hanno spaziato dalla musica da camera alla sperimentazione elettronica. Il festival ha chiuso in bellezza con un Concerto degli studenti partecipanti alla Masterclass “Incontrando il Musical” tenuta da Maria Vittoria Baggio. Il Festival Piacenza Musica 2023 ha offerto una panoramica completa di ciò che la musica può offrire, unendo passato e futuro in un'unica esperienza coinvolgente. Il pubblico è stato rapito dalla diversità delle esibizioni e dalla passione degli artisti, creando ricordi meravigliosi. Non vediamo l'ora di scoprire cosa ci riserverà il prossimo Festival Piacenza Musica nel 2024.

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